29 Settembre 2022

Il pack del futuro tra scaffale reale e virtuale. L'articolo di Roger Botti su Mark up di Settembre

Quando parliamo di packaging siamo abituati a pensare al suo funzionamento e alla resa del prodotto nello store fisico.
Costruzione dell’identità, visibilità e chiarezza delle informazioni, capacità di distinguersi dai concorrenti sullo scaffale del punto vendita. Ma il mercato è in perenne evoluzione e dal dialogo quotidiano con le aziende emergono istanze che chiedono soluzioni adeguate.

Si fa strada il bisogno di una sintesi guidata dal peso crescente dell’e-commerce nelle abitudini dei consumatori. 
I packaging pensati per “dare risposte” ai consumatori tra i corridoi di un supermarket non si rivelano altrettanto efficaci quando lo stesso consumatore fa la spesa dal divano di casa smartphone o tablet alla mano.

È necessario quindi approcciarsi alla progettazione del pack ragionando in termini di conciliazione tra versione “reale” a scaffale e versione “virtuale” sulle app di delivery o sul web, dove attualmente risultano inadeguati, illeggibili e poco riconoscibili?
Un cambio di paradigma.

L’idea però è che questo fenomeno stia portando alla luce l’esigenza di una sintesi generalizzata, una semplificazione dei segni e delle immagini nel packaging del futuro. Da una necessità tecnica deriva lo stimolo per ripensare le confezioni a scaffale, riadattandole ai nuovi parametri. Non si tratta di cestinare il vecchio sostituendolo con il nuovo, ma di creare un’integrazione virtuosa adattando i linguaggi di oggi agli strumenti di domani.

In un momento in cui tutti hanno sempre meno tempo per scegliere i prodotti, le aziende hanno sempre il dovere (e l'opportunità) di farsi trovare pronte ai bisogni che evolvono.

L'articolo integrale su Mark up di Settembre